Sala II

L’ambiente, assieme a quello successivo, costituisce una lunga aggiunta edilizia seicentesca verso la Via Giulia e fu fatto realizzare dal Cardinal Bernardino tra 1636 e 1637. Adibita a “studiolo piccolo” del cardinale, questa stanza aveva in origine pareti rivestite in legno, con decorazioni e capitelli ideati da Gian Lorenzo Bernini; tale boiserie, da cui derivava il nome di “stanza alla fiamminga”, si conservò intatta almeno fino ai primi decenni del Settecento, ma venne poi rimossa entro il 1759, anno in cui gli inventari della famiglia iniziano a descrivervi una serie di dipinti.

Ancora appartenente all’allestimento originario voluto dal Cardinal Bernardino Spada è il fregio sottosoffitto con figure femminili alate, erme e mascheroni. Eseguita su tela, la porzione del fregio sulla parete lunga opposta alle finestre è l’importante modello cinquecentesco per un arazzo mai realizzato e che avrebbe dovuto essere collocato nella Cappella Sistina: lo aveva dipinto Perin del Vaga, il principale allievo di Raffaello e, quasi un secolo più tardi, il cardinale e collezionista riuscì ad acquistarlo. Una serie di copie seicentesche vennero, quindi, eseguite a completamento: quelle delle pareti brevi sono opera di Andrea Gennaroli e quella sulla parete lunga delle finestre è del francese François Perrier.

La sala conserva i dipinti più antichi della collezione, tra cui la grande tavola raffigurante l’Andata al Calvario, eseguita da Marco Palmezzano tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, in cui citazioni melozzesche nel taglio della composizione si fondono con i motivi belliniani, evidenti sia nella scelta cromatica che nel paesaggio di fondo. Spiccano, inoltre, le tre tele del grande pittore bolognese Bartolomeo Passerotti, realizzate intorno al 1570 e raffiguranti il celeberrimo Ritratto di botanico, il Ritratto di notabile e il Re David con l’arpa.
Si ammira qui anche il Ritratto di violinista di Tiziano (1515 ca.), capolavoro giovanile di grande intensità. Quattro Scene di favola del bolognese Andrea Donducci, detto il Mastelletta, della prima metà del ‘600, da riferire alla maniera scura adottata dall’artista nella fase matura della sua attività e due altre della fase giovanile, raffiguranti Storie del Vecchio Testamento, dalle tonalità pastello. Sono da annoverare numerose piccole tavole di Madonne col Bambino, di scuola umbra del sec. XVI. Chiudono la selezione la bella Visitazione di Andrea del Sarto; il Ritratto di Papa Giulio III di Girolamo Siciolante da Sermoneta (1550 ca.), ad olio su muro riportato su masonite; e un San Cristoforo e San Luca, dipinti a tempera su recto e verso di una tavola da Amico Aspertini, che li eseguì intorno al 1510 risentendo particolarmente della cultura figurativa nordica.

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